«Non sono io che vinco, io sono, colui che ha vinto e ha perso al vittoria» Stampa
Valutazione attuale: / 0
ScarsoOttimo 
CasamicciolaNews - Tempo Libero
Scritto da Ida Trofa   
Mercoledì 29 Luglio 2009 23:13

«Non sono io che vinco, io sono, colui che ha vinto e ha perso al vittoria»

Sant’Anna ed i due vincitori.
Abbattersi ed arrendersi non serve, ciò che la vita toglie la vita restituisce. Tale è il potere di una buona "story" che per ogni mille persone che conoscono il nome di Serrara Fontana ed il suo sindaco, forse nemmeno una sarà in grado di dire chi è il vincitore ufficiale.

La barca di Serrara Fontana alla festa di Sant’Anna, e tutto l’amaro e gli strascichi che ha prodotto riportato alla mente, un po’ per caso, un po’ andando a ritroso nel tempo che la storia e la vita in generale riserva sempre una vicenda che sa consegnare ai posteri la sua trama più che un investitura ufficiale. I fatti del Galeone serrarese nel loro essere  ricordano l’eroica e tragica impresa alle olimpiadi del luglio del 1908 del piccolo fornaio di Carpi Dorando Pietri.  Pietri è considerato la vittima di una delle più grandi ingiustizie sportive della storia. Ma proprio l’ingiustizia (che, come vedremo, non è tale) ne fa un eroe immortale . L’ingiustizia comincia dal nome. Dorando Pietri è conosciuto all’estero soprattutto con la grafia errata “Petri”, nome con cui viene iscritto nella lista dei partecipanti alla Maratona delle Olimpiadi di Londra, nel 1908. È il 24 luglio. La gara, per la prima volta , è lunga 42 chilometri e 195 metri invece di 40, come nelle prime edizioni delle Olimpiadi. Il motivo: la corsa deve partire dal Castello di Windsor e arrivare al palco reale . Forse è questo a confondere Pietri, che al trentanovesimo chilometro è primo. Tre chilometri dopo, però, è così stanco che cade a terra. Davanti a 75.000 spettatori , proprio alcuni giudici di gara lo aiutano a rialzarsi. Pietri arriva al traguardo in 2 ore e 56 minuti e crolla . Ha impiegato 10 minuti per fare gli ultimi 350 metri. Dietro a lui arriva lo statunitense Johnny Hayes. La squadra americana presenta ricorso , Pietri è giustamente squalificato, ma la regina si commuove e gli dà una coppa. Pietri passa alla storia , Hayes no. E in due rivincite , nel 1908 e nel 1909, l’italiano batte l’americano.«Non sono io che vinto, io sono, come dicono gli Inglesi, colui che ha vinto e ha perso al vittoria», ebbe a dire Il Fornaio di Carpi. Così come i ragazzi e gli autori del carro di Serrara Fontana, abbattuti e persuasi di aver consegnato agli altri gli onori della memoria e della storia del Palio, ma "Tale è il potere di una buona "story" che per ogni mille persone che conoscono il nome di Dorando, forse nemmeno una sarà in grado di dire chi fu il vincitore ufficiale della Maratona di Londra", così dichiarò Harold Abrahams, campione olimpico dei 100 metri nel 1924, immortalato nel film "Momenti di gloria" (Chariots of Fire). Il loro è stato un cammino tortuoso percorso sempre in testa, ma han vacillato da soli visto che il giurato da loro nominato ha dato nove voti su dieci alla barca di Forio, mentre quello nominato da Forio a Serrara ne ha dati solo Sei su dieci. Così come Dorando varrebbe bene rimettersi in piedi sistemare sulla bacheca la coppa d’Oro (il premio Nerone) e ripartire più forti e fieri per e prossime edizioni.
Ultimo aggiornamento Venerdì 31 Luglio 2009 22:05